Di Elisabetta Priamo, Responsabile Didattica e Scuole Goal4 Global Thinking Foundation
Uno dei temi più importanti nella progettazione degli enti del terzo settore è la corretta individuazione dei bisogni effettivi dei beneficiari, tanto più quando si tratta di giovani ragazzi e ragazze. Per quanto concerne l’individuazione dei bisogni, o alcuni di essi, le rilevazioni convergono sulla necessità di investire sull’educazione finanziaria dei giovani italiani, anche alla luce dei dati OCSE che ci pongono penultimi in classifica ed evidenziano una differenza di genere a scapito delle ragazze. Una scarsa alfabetizzazione finanziaria è correlata infatti ad effetti negativi di lungo periodo quali un aumentato rischio di sovraindebitamento, di essere esposti a truffe, e di essere vittime di violenza economica e/o cyberviolenza.
Global Thinking Foundation, che è attiva proprio nel contrasto alla violenza economica, da anni lavora con le scuole per sensibilizzare le ragazze e i ragazzi a questo tema la cui manifestazione è subdola e scarsamente riconosciuta e che porta, all’interno delle famiglie, ad uno squilibrio nell’accesso alle risorse economiche che mette, di fatto, la donna nella condizione di sudditanza economica. E questo è tanto più grave in presenza di figli. Laddove i figli non vengano educati ad una cultura finanziaria ed alla prevenzione alla violenza, saranno propensi a ripetere, nella loro vita da adulti, quello che hanno visto fare in famiglia (assenza di dialogo, condivisione e confronto) e questo porterà a un ripetersi di dinamiche disfunzionali nelle future generazioni.
Per contrastare questo fenomeno, Global Thinking Foundation offre alle scuole di tutto il territorio italiano corsi di alfabetizzazione finanziaria e civica utilizzando le più innovative metodologie didattiche:
-dall’”aula capovolta” con lezioni interattive e contenuti ibridi,(fumetti ed animazione);
-all’utilizzo dell’IA e del 3D;
-al reverse mentoring.
Per supportare queste iniziative ha realizzato oltre ad un testo con schede tematiche per docenti e famiglie anche un docufilm intitolato “Libere di… VIVERE” che racconta e spiega le dinamiche della violenza economica, anche grazie alla testimonianza di quattro donne che ne sono state vittime. Il docufilm introduce le ragazze e i ragazzi alla pervasività del fenomeno della violenza economica ed ai fenomeni sociali ad essa correlata come le ludopatie digitali che nascono dall’esigenza di ottenere guadagni rapidi senza valutarne le conseguenze di “posizionamento sociale” di fronte ad una situazione di isolamento economico.
Il dibattito che viene sempre fatto seguire alla proiezione ed i successivi incontro del programma didattico , offre l’opportunità alle studentesse e agli studenti di domandare, riflettere e interiorizzare i concetti presentati, innescando un profondo cambiamento che viene portato anche all’interno delle loro famiglie.
Le proiezioni sono un importante momento di divulgazione dell’attività della Fondazione e pertanto sono state sfruttate come primo passo per indagare le conoscenze degli studenti e soprattutto i loro bisogni per futuri interventi.
A tutti i ragazzi sono stati somministrati due questionari, dall’inizio (T0) alla fine (T1) delle attività. È stato così raccolto un campione di 2654 rilevazioni a T0 e più di 1777 a T1.
La fascia d’età dei ragazzi, selezionata in funzione della ricettività e interessamento a questi argomenti è quella compresa tra i 15 e i 19 anni ovvero corrispondente al triennio della scuola secondaria di secondo grado. Le rilevazioni sono state improntate all’assoluto anonimato dei ragazzi e pertanto non è stata richiesta la distinzione tra maschi e femmine.
Questa scelta è giustificata dal fatto che alcuni indirizzi di scuola sono caratterizzati da una pressoché totalità dell’uno o dell’altro genere e la richiesta di identificare il genere avrebbe portato all’identificazione di coloro che risultavano in minoranza. Le ragazze coinvolte comunque numericamente erano il 52%.
A tutti è stata posta una prima domanda sulla loro consapevolezza sul tema della violenza economica.
Le risposte, comprese in un range tra 1 e 10, a T0 sono state per il 55% comprese tra 1 e 4.
La stessa rilevazione, fatta al termine delle attività, (vedi grafico colorato), ha visto un netto spostamento della consapevolezza dei ragazzi al tema della violenza economica con risposte comprese tra 7 e 10 che rappresentano il 64% delle risposte. Questo slittamento verso il range più alto dei valori delle risposte,
indica un evidente successo della metodologia applicata e confermano la necessità di individuare il corretto metodo di comunicazione per questa fascia d’età. Il miglioramento della consapevolezza, e soprattutto il numero considerevole di risposte a T1 sono indicatori anche di un vivo interesse dei ragazzi a questi temi, sconosciuti ai più ma di grande impatto per la loro vita.
L’occasione di queste rilevazioni ha dato spunto per altre osservazioni, alla ricerca di intercettare altri potenziali bisogni degli studenti.
Per tale motivo sono state poste domande che sono andate ad indagare le attitudini dei ragazzi verso le dipendenze comportamentali che sfociano spesso in ludopatie digitali.
Le dipendenze comportamentali legate all’uso del digitale, anche note come dipendenze senza sostanza, sono balzate all’attenzione della comunità medica solo di recente, tanto che non tutte vengono ad oggi considerate delle vere patologie e non risultano ancora monitorate.
Tra le tante dipendenze comportamentali, sono state da noi indagate specificatamente : il gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo e il trading on line. La scelta è ricaduta su quelle dipendenze che hanno un legame più stretto con l’uso disfunzionale del denaro e la cui prevenzione passa anche dall’alfabetizzazione finanziaria.
Ai ragazzi quindi sono state poste una serie di domande che sono andate ad investigare se avessero già avuto esperienze con atteggiamenti che possono essere ricondotti a queste dipendenze comportamentali.
1)Alla domanda sull’uso delle slot machine o scommesse: il 31% del campione di studenti intervistati ha risposto di sì. Il gioco d’azzardo sembra pertanto abbastanza diffuso, ma questo, considerata l’estrema facilità di accedere a slot machines o a locali per scommesse sportive o altro, può essere comprensibile se non raggiunge livelli patologici. I dati su rilevazioni nazionali indicano come gli anni del Covid abbiamo inasprito la propensione dei giocatori alle scommesse fatte da device domestici. In tale ottica possiamo interpretare un aumento dei casi a seguito dell’isolamento della pandemia. Va inoltre considerata attentamente l’età anagrafica del campione osservato (15-19 anni). Se il 31% è un dato statisticamente poco rilevante è pur vero che rappresenta un potenziale pericolo perché indica la propensione di molti ragazzi e ragazze a usare il denaro in modo poco consapevole e/o ad affrontare le difficoltà cercando una facile via d’uscita.
2)Successivamente agli studenti è stata posta una domanda sul trading on line con bitcoin, criptovalute o azioni: a questa domanda, solo il 10% del campione ha risposto positivamente. Sembra meno rilevante la numerosità dei ragazzi che hanno provato il trading on line ma contestualmente è significativo di una giusta curiosità verso uno strumento che però può ingannare e convincere di ottenere guadagni veloci con poco rischio, soprattutto se le loro scelte sono manipolate da influencer non professionali. La quantificazione del rischio, cruciale per un approccio consapevole al trading, è una competenza associata ad una professionalità altamente specializzata. Un’altra spiegazione è senz’altro nell’età, che lascia immaginare una non elevata e ricorrente disponibilità economica, e quindi un più difficile accesso a sistematiche attività finanziarie. Oltre che, ovviamente, una percezione di necessità di informazione e cultura finanziaria con le quali probabilmente i ragazzi e le ragazze non sentono una adeguata confidenza, avendo la domanda per altro circoscritto l’osservazione a bitcoin, criptovalute o azioni. Al netto di tutte queste considerazioni, tuttavia, si consolida il segnale che i giovani provano a superare le difficoltà cercando strade veloci e prive di sforzo. Questa considerazione è allarmante perché è indice del fatto che, per i giovani, il cambiamento non è più frutto di impegno e determinazione, ma fortuna e scommesse. Appare quindi evidente il pericolo di questa deriva e le potenziali drammatiche conseguenze, che impongono una riflessione sulle attività di sensibilizzazione da portare urgentemente nelle scuole per prevenire questo fenomeno.
3)Infine, è stata posta una domanda sulle loro attitudini di spesa : “Hai mai comperato cose che non ti erano necessarie ma che hai preso perché le hanno tutti o anche solo perché ti piacciono e poi non le hai mai usate/messe?”. A questo atteggiamento, che può diventare sintomo di una dipendenza da shopping compulsivo, gli studenti hanno risposto di sì per il 57% delle volte.
Due fattori hanno sicuramente alimentato questa risposta: da un lato la facilità d’acquisto dovuta all’uso dei device di cui i ragazzi sono assidui utenti che è stata esacerbata dalla pandemia di Covid19, dall’altra la società dei consumi che favorisce e incoraggia l’acquisto compulsivo a discapito di una sostenibilità economica, sociale e ambientale.
Dietro questo dato c’è la preoccupate considerazione che i giovani sono impreparati a valutare le conseguenze di lungo periodo di una dipendenze comportamentale, così strettamente legata al denaro. L’uso disfunzionale del denaro, utilizzato per una di queste dipendenze, non solo crea squilibro nel budget della vittima diretta, ma ha conseguenze sul budget famigliare trascinando nella rovina anche tutti i componenti della famiglia. In ultimo, ma per questo non meno trascurabile, queste dinamiche possono innescare una dipendenza economica nei confronti dell’altro partner che sono il terreno fertile per l’innescarsi della violenza economica domestica.
Alla luce di tutte queste considerazioni, i questionari ci rimandano un quadro di evidente fragilità dei giovani rispetto ai temi dell’uso consapevole e sostenibile del denaro e indicano chiaramente quanto i bisogni dei ragazzi, non solo non siano soddisfatti, ma neanche chiaramente identificati. L’analisi di Global Thinking Foundation pertanto suggerisce di insistere su questi temi, allargando a tutte le scuole i progetti di sensibilizzazione alle dipendenze comportamentali, affinchè si faccia prevenzione evitando che si trasformino, nell’arco di pochi anni, in enormi problemi sociali.