È stato uno straordinario anniversario quello dei 50 anni del World Economic Forum che quest’anno si è festeggiato nella tradizionale cornice di Davos. Un Forum che negli anni si è esteso dall’ambito europeo a quello mondiale diventando un punto di riferimento. Quest’anno la sfida per lasciare un segno tangibile nel dibattito mondiale ha raggiunto il sui scopo toccando temi cruciali dall’ineguaglianze socio economiche all’impegno sul clima per la riduzione fattiva delle emissioni di Co2. Un tema scelto con un’ambizione di proporre anche soluzioni e discutere azioni comuni per un Manifesto finale centrato su “Il capitalismo degli stakeholder per un mondo coesivo e sostenibile”. E così da Davos le giovani voci “youth voices” di 9 eco-leader si sono levate turbando i presenti e scuotendo gli animi di oltre 3000 imprenditori e leader della finanza ed economia mondiale da 117 Paesi, tra i quali 53 Capi di Stato e di Governo. Ed hanno portato concretamente proposte e soluzioni per distruggere le microplastiche, implementare il crowdfunding per recuperare aree di disagio sociale, supportare i programmi di educazione ed inclusione sociale dei migranti, misure per combattere le differenze di genere e difendere i diritti delle Donne.
Ma il coronavirus che era già comparso a Wuhan a dicembre: l’11 gennaio viene confermato come un’emergenza nazionale in Cina con la prima vittima nel Paese e il 13 il primo decesso fuori confine, in Thailandia. Poi si registrano casi in Usa ed Europa. Ed il 30 gennaio l’Oms, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità dichiara l’emergenza globale e l’11 marzo la Pandemia. L’Italia è colpita duramente dall’epidemia superando il 19 Marzo il numero dei decessi in Cina e subito i ricercatori ed esperti di medicina ma anche climatologi iniziano ad interrogarsi sul perché di questa anomalia italiana sino ad ipotizzare analogie tra la Pianura padana e la regione di Wuhan, per una questione orografica e di stagnazione dell’aria, e più in generale come clima ma soprattutto come livelli di inquinamento da polveri sottili. Così la SIMA, la Società Italiana di Medicina Ambientale con l’Università di Bari e Bologna esaminando i dati di PM10 dai tempi dell’incubazione del virus in Febbraio hanno ipotizzato un nesso tra polveri sottili come carrier o acceleratore alla diffusione del COVID 19, o perlomeno come indicatore legato alla virulenza dell’epidemia in certe aree ad alta densità industriale. Già nel 2010 con l’influenza aviaria si era provato questo legame, e di fatto le questioni ambientali da Davos alla Pandemia restano centrali ad una rilettura delle scelte che Governi e istituzioni sono e saranno chiamati a fare per lenire gli effetti della crisi economica e finanziaria che inevitabilmente si accompagna alle previsioni di una crescita globale duramente compromessa.
Immediate le iniziative straordinarie delle Banche Centrali e nuovi tagli dei tassi per correre ai ripari di una situazione economica e sociale che necessita liquidità ma anche supporto alle imprese, come richiesto a gran voce da più Paesi. Il quadro globale resta fragile per l’indeterminatezza sull’uscita dall’emergenza che se è già una certezza per Cina e SudCorea, per l’Europa, e particolarmente per l’Italia, pare lontana nel tempo. Le misure messe in campo hanno anche frenato la discesa dell’oro e del petrolio che insieme ai cambi hanno subito picchi di volatilità imprevedibili. Lo scenario sugli investimenti resta incerto e le proiezioni sui danni prodotti al commercio globale, ed alla crescita del PIL sono e saranno ancora per il futuro prossimo oggetto di continui aggiornamenti condizionando così le strategie di portafoglio.