Lo stato dell’educazione finanziaria in Italia presenta attualmente molti margini di miglioramento e spazi per accrescere la cultura ed il benessere finanziario e ridurre differenze di genere manifeste e latenti che in questo particolare periodo storico tendono ad aumentare. L’attuale contesto socioeconomico richiede un piano di sviluppo tale da coinvolgere intere generazioni di cittadini per cercare di allineare i comportamenti e le conoscenze degli stessi almeno alla media europea, visto che da analisi e ricerche OCSE emerge in Italia uno stato di alfabetizzazione bassa e a parità di conoscenze i comportamenti con gli altri cittadini europei risultano diversi e meno virtuosi.
Nello specifico l’OCSE definisce la cultura finanziaria come una combinazione di consapevolezza, conoscenza, abilità, attitudini, e comportamenti necessari per effettuare decisioni finanziarie efficaci e migliorare il proprio benessere economico. In questa semplice definizione sono espressi dei concetti che possono influenzare sia il benessere futuro delle nuove generazioni sia uno stile di vita adeguato alle esigenze delle generazioni che si avvicinano alla fine di un percorso lavorativo durato anni. Alla base dell’alfabetizzazione finanziaria ci sono tre elementi fondanti: a) la conoscenza, ossia la comprensione base di concetti economici quali l’inflazione, il tasso di interesse etc. b) il comportamento finanziario inteso come la fissazione di obiettivi di lungo termine e la programmazione di bilanci personali e familiari: c) l’attitudine finanziaria, ossia il tenere comportamenti volti a massimizzare il benessere presente e futuro attraverso il risparmio. Gli elementi sopra descritti hanno l’obiettivo dichiarato di aumentare l’inclusione finanziaria attraverso la conoscenza e l’utilizzo di diversi prodotti, di aumentare la resilienza finanziaria in caso di eventi avversi e di aumentare il benessere finanziario.
Ma quale è effettivamente la situazione in Italia rispetto a quanto elencato sopra? L’alfabetizzazione finanziaria è bassa. Da analisi OCSE emerge come gli intervistati abbiano ottenuto solo il 60% del punteggio massimo di alfabetizzazione, il benessere finanziario è al di sotto della media possibile. Da questi studi emerge inoltre come le disparità tra uomini e donne sono importanti, gli uomini dimostrano una conoscenza finanziaria e punteggi relativi al benessere finanziario maggiori. Anche l’età gioca un ruolo determinate. I giovani tra i 15 e i 29 anni presentano dei bassi livelli di alfabetizzazione. Questo dato dovrebbe essere oggetto di analisi in quanto la generazione in oggetto andrà a costruire la futura classe dirigente del Paese ed il rischio di aumentare il gap con gli altri Paesi europei rimane una fonte di preoccupazione. Ugualmente sorprendente risulta essere il benessere e l’alfabetizzazione delle persone oltre i 60 anni, tra i più bassi di tutte le economie. Il benessere finanziario risulta essere in linea con Paesi come l’Indonesia ed il Portogallo ed inferiore a quasi tutti i Paesi europei. Ciò suggerisce che in media le persone intervistate non considerano la loro situazione finanziaria come un contributo positivo al benessere ma piuttosto una fonte di stress e preoccupazione. Gli intervistati risultano essere insicuri sul controllo delle proprie finanze, della propria capacità di assorbire gli shock finanziari in futuro e sono più propensi a concordare che le loro finanze limitano le loro scelte di vita e che si sentono in ritardo rispetto ai loro piani di lungo termine. Tutto ciò porta inevitabilmente ad una resilienza finanziaria debole. Un terzo degli adulti riferisce di avere un sostegno finanziario di circa una settimana in caso di perdita del proprio reddito principale. Gruppi significativi di persone non hanno risparmi liquidi, sono vittime di frodi ed hanno enormi difficoltà a pianificare e a mantenere il controllo sulle spese. Il risultato finale sono dei comportamenti finanziari non corretti che precludono lo sviluppo e l’uso di servizi e strumenti finanziari digitali innovativi.
La crisi sanitaria che stiamo vivendo rappresenta inevitabilmente un test per la resilienza finanziaria individuale, ma è anche una opportunità per concentrarsi sull’importanza dell’alfabetizzazione finanziaria. La durata e la gravità della crisi giustificano un’azione urgente in materia di istruzione e consulenza finanziaria. L’uso intensificato di strumenti digitali da parte della popolazione e la consapevolezza della criticità della situazione possono essere utilizzati per promuovere contenuti educativi. Corsi di personal finance sul luogo di lavoro dimostrano come possano influenzare in termini positivi sulle scelte di risparmio previdenziale soprattutto per i lavoratori con redditi più bassi.
Come possiamo quindi cercare di risolvere tali problematiche? La via maestra è quella di iniziare con corsi di educazione finanziaria a tutti i livelli dalla scuola primaria fino ai centri anziani perché tutti hanno bisogno di assistenza per gettare le basi per la propria sicurezza finanziaria. Tutti hanno bisogno di costruirsi fin dall’età adulta un piano previdenziale che permetta di vivere il futuro con benessere, ma soprattutto, la costruzione di solide fondamenta di educazione finanziaria permette di elaborare piani a medio lungo termine per la crescita finanziaria e il raggiungimento di propri obiettivi. La mancanza di pianificazione finanziaria, l’inconsapevolezza della quantità di denaro di cui si potrebbe avere bisogno in futuro, il seguire consigli da fonti non qualificate che portano ad aspettative irrealistiche o addirittura a perdite di valore non sono situazioni più sostenibili. Bisogna quindi agire e programmare uno sviluppo educativo finanziario che permetta a tutti di acquisire conoscenze per gestire nel miglior modo possibile le risorse finanziarie a disposizione.