Home / Newsletter GLT / Un approccio su misura al cambiamento climatico
“La transizione verso un’economia a zero emissioni di carbonio è diventato uno dei must dell’Unione Europea, delle Nazioni Unite e di una sempre più ampia platea di aziende e investitori da qui ai prossimi decenni.” Il cambiamento climatico è una delle grandi sfide del nostro tempo. Le sue manifestazioni stanno avendo un impatto sugli ecosistemi, sulla salute umana e sull’infrastruttura economica. La transizione verso un’economia a zero emissioni di carbonio è diventato uno dei must dell’Unione Europea, delle Nazioni Unite e di una sempre più ampia platea di aziende e investitori da qui ai prossimi decenni. Non sarà una prova facile, ma potrà anche offrire significative opportunità per gli investitori. La buona notizia è che a fronte degli scenari climatici dirompenti che ci attendono, le risposte arrivano: la crescente gamma di iniziative politiche, impegni del settore privato e progressi tecnologici volti a contenere le emissioni di gas serra e limitare il climate change stanno cambiando profondamente i sistemi energetici e i modelli di attività economica. Ecco perché riteniamo fondamentale che gli investitori comprendano appieno come il cambiamento climatico e la transizione energetica siano destinati a influenzare i rendimenti degli asset e dei mercati in cui decidono di investire il proprio denaro. Prima l’industria del risparmio diventa consapevole di questa profonda interrelazione, prima riusciremo a trovare strategie che ci consentano di costruire portafogli più resilienti e generare migliori rendimenti a lungo termine per i clienti, oltre che a lavorare per un futuro più sostenibile. Questo livello di analisi è ormai richiesto a gran voce non solo dall’investment community, ma anche dalle aziende e dalle autorità di regolamentazione.
Per valutare i rischi e le opportunità legate al climate change, e dunque alla transizione energetica, abbiamo messo a punto un rigoroso sistema proprietario di analisi degli scenari climatici. Si tratta di un approccio che prevede di valutare i macro e micro driver degli impatti climatici sui prezzi degli asset nell’ambito di un quadro probabilistico. Le informazioni e i dati che otteniamo vengono poi incorporati nella strategia di business, nei processi d’investimento e nello sviluppo di soluzioni orientate al clima e pensate per i clienti. La nostra analisi prevede 15 scenari (vedi Figura 1) – compreso il nostro scenario di base e la media ponderata per le probabilità di ogni altro scenario. Il modello comprende sette scenari standard, dove tutti i parametri politici e tecnologici sono prefissati, e otto scenari ad hoc che ci consentono di variare i parametri relativi alle diverse politiche per area geografica e settore, in base a importanti indicatori. Assegniamo le ponderazioni più alte agli scenari ad hoc e a quelli dove le ambizioni politiche globali crescono nel tempo, ma non abbastanza per soddisfare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Che cosa rende unico questo metodo? Per rispondere, confrontiamolo con le modalità di analisi più comuni adottate dagli investitori. Secondo la nostra esperienza, queste modalità si rifanno tipicamente a scenari climatici standard, che non permettono alcun reale input di progettazione da parte degli asset manager. Un simile approccio facilita la comparabilità e può essere utile per la messa a punto di determinate politiche. Tuttavia, di solito, si accompagna a ipotesi irrealistiche, come quella secondo la quale le politiche climatiche di Europa e Cina potrebbero essere identiche nei prossimi decenni, il che è chiaramente poco plausibile e indebolisce l’utilità degli scenari nel processo di integrazione degli investimenti e nello sviluppo dei prodotti. Per contro, noi puntiamo a costruire scenari climatici su misura che ci consentono di fare ipotesi più sfumate su come i diversi paesi applicano le politiche climatiche o su come diverse strategie tecnologiche potrebbero modellare il futuro in maniera differente. Attingiamo anche a un numero molto più elevato di scenari che altrove, il che ci offre l’enorme vantaggio di identificare e analizzare le conseguenze di una porzione decisamente più ampia della distribuzione di probabilità a lungo termine collegata al clima [1]. Cosa più importante, noi riteniamo che l’analisi degli scenari climatici rappresenti un lungo percorso e non un progetto una tantum. Intendiamo aggiornare la nostra analisi ogni anno, prendendo in considerazione i cambiamenti nella politica, nello sviluppo tecnologico e nella struttura dei mercati, così come il modo in cui le aziende stesse si stanno adattando al cambiamento climatico. Questo significa che le nostre intuizioni continueranno a evolversi, permettendoci di identificare nuovi rischi e opportunità man mano che emergono.
Fonte: Planetrics, gennaio 2021.
Per far fronte al cambiamento climatico in modo tangibile ed efficace, la decarbonizzazione è considerato uno dei driver più importanti. A questo proposito le economie, le aziende e gli investitori di tutto il mondo si stanno unendo all’iniziativa Race to Zero delle Nazioni Unite impegnandosi a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Si stima che per raggiungere l’obiettivo siano necessari circa 1.000-2.000 miliardi di dollari di investimenti all’anno [2]. Gli investitori ricopriranno quindi un ruolo cruciale nel rendere possibile tale obiettivo attraverso l’allocazione di capitali e le attività di engagement. Anche noi di ASI ci impegniamo essere parte attiva nella decarbonizzazione dell’economia globale consentendo ai nostri clienti di raggiungere i loro obiettivi di azzeramento delle emissioni. Proprio per questo abbiamo aderito alla Net Zero Asset Managers Initiative. Per adempiere a questo mandato, stiamo sviluppando soluzioni di investimento volte all’azzeramento delle emissioni nette e lavoreremo con i clienti per capire come raggiungere tali obiettivi unitamente a rendimenti ponderati per il rischio. Puntiamo inoltre ad aumentare nel tempo la percentuale di asset in gestione allineati al raggiungimento di zero emissioni, a sostegno delle aspettative degli investitori. È fondamentale che l’impegno si rifletta nelle politiche e nelle azioni delle aziende in modo da fornire agli investitori la certezza e le giuste motivazioni per allocare capitale nel lungo termine a favore di tale scopo. I paesi che hanno preso impegni in tal senso rappresentano quasi il 70% del PIL e oltre il 60% dei gas serra globali [3], il che è estremamente incoraggiante. Purtroppo, però, siamo ben lontani dal riuscire a realizzare lo zero emissioni entro il 2050. Il recente rapporto dell’ONU Emissions Gap [4] indica che, pur rispettando gli impegni, non riusciremo comunque a mantenere il riscaldamento al di sotto dei 2°C. Inoltre, la maggior parte dei contributi stanziati a livello nazionale (NDC, Nationally Determined Contributions) per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi rimane inadeguata, come evidenziato dal recente rapporto NDC Synthesis delle Nazioni Unite [5]. Prima della COP26 serve un notevole cambio di passo negli impegni politici in modo da inviare a imprese e investitori i giusti segnali.
È importante distinguere tra il raggiungimento dello zero netto nel mondo reale e all’interno di un portafoglio. Il punto è decarbonizzare il mondo reale. In un portafoglio è relativamente facile farlo, riducendo o eliminando l’esposizione ad aziende che operano in settori ad alta emissione di carbonio come la produzione di acciaio, cemento ed energia, ottenendo così un buon punteggio in termini di allineamento al contenimento della temperatura. Ma nella vita reale avremo ancora bisogno di questi settori nel 2050, i quali necessitano del capitale degli investitori per essere in grado di innovare, decarbonizzare, mettere in atto la transizione e, quindi, ricoprire un ruolo importante nella decarbonizzazione delle economie. Riteniamo, quindi, che investire in aziende con obiettivi di decarbonizzazione ambiziosi e credibili, piuttosto che disinvestire, abbia un impatto maggiore sul raggiungimento dello zero netto nel mondo reale. Lo stesso messaggio è al centro dell’IIGCC Net Zero Investment Framework (NZIF)⁵ lanciato di recente e al quale ASI ha partecipato alla creazione. Questo framework fornisce una base per lo sviluppo di soluzioni zero netto, che presentano le seguenti principali caratteristiche:
Tutte le nostre attività di investimento si basano su considerazioni di natura ESG. Riteniamo che porre i fattori climatici al centro del nostro processo d’investimento sia la cosa giusta da fare e che possa generare solidi risultati per i clienti. Il nostro obiettivo è fare la differenza per i nostri clienti, per la società e per il pianeta. All’interno di questo mandato, abbiamo sviluppato un approccio proprietario all’analisi climatica basata su scenari di probabilità. Si tratta di un nuovo e rivoluzionario metodo per l’analisi degli scenari derivanti dal cambiamento climatico, che integra i fattori trainanti a livello macroeconomico e microeconomico degli impatti climatici sui prezzi degli asset. Inoltre, siamo entusiasti di far parte della Net Zero Asset Managers Initiative e collaboreremo con le controparti e i clienti per continuare a incoraggiare le migliori prassi di investimento per lo zero netto, ad esempio attraverso il continuo coinvolgimento nella IIGCC Paris Aligned Investment Initiative. Per questo scopo, stiamo lavorando allo sviluppo di soluzioni innovative, fondi tematici e prodotti dedicati su diverse asset class, che saranno a breve disponibili per gli investitori che hanno a cuore la più grande sfida del nostro secolo.
[1] Per approfondimento: Climate Scenario Analysis: A Rigorous Framework for Managing Climate Financial Risks and Opportunities, Aberdeen Standard Investments, febbraio 2021, scaricabile qui: https://www.aberdeenstandard.com/docs?editionId=ea9a5f3f-8ba4-42ed-ae07-393f89767e06.
[2] Energy Transitions Commission: Making Mission Possible, settembre 2020.
[3] Energy & Climate Intelligence Unit, fonte consultata il 18 marzo 2021: https://eciu.net/netzerotracker
[4] UN Emissions Gap report 2020, fonte consultata il 19 marzo 2021: https://www.unep.org/emissions-gap-report-2020. [5] UNFCC NDC Synthesis report, febbraio 2021, fonte consultata il 19 marzo 2021.