Home / Newsletter GLT / Voci della Generazione Z: Sicilia Resiliente, Terra di Valori
E se parliamo di pari opportunità, di quello che da quando siamo nate il nostro territorio ci ha dato la possibilità di fare, e se poi lo mettessimo su una bilancia, e d’altra parte i nostri sogni, cosa avrebbe più peso? Mi chiamo Carla, ho 15 anni, sono nata in un paese abbastanza grande, in Sicilia, la terra del sole e anche un po’ quella maledetta.
A scuola da sempre quello che c’è stato insegnato è che fuori dal nostro paese i ragazzi fanno tante cose, noi invece siamo sempre dentro questa monotonia che spesso impedisce a noi di capire fin dalla nostra giovane età, quello che amiamo. A partire dallo sport, dove se vuoi fare anche semplicemente pallavolo, (che è uno sport molto comune in Italia) devi spostarti, fare minimo 20 minuti di strada, per non parlare di sport come il salto in lungo, atletica leggera, scherma, qui si parla di 2 ore di strada minimo.
C’è mancata anche la presenza di spazi comuni, posti dove passare i nostri pomeriggi, dove chiacchierare, studiare, leggere, un posto che ci possa aiutare a crescere e a imparare l’uno dall’altro. E poi infine, una società che ci dia input positivi.
Bene, per tutte queste ragioni, io ho sempre puntato il dito verso lo stato, perché ci mancano i fondi, perché è colpa della mafia.
Sono Carla, ho 15 anni, e oggi amo la Sicilia, amo gli abitanti di questo posto, amo il modo in cui siamo cresciuti e siamo diventati resilienti attraverso quello che c’è mancato. Allo stesso tempo però, sarebbe inaccettabile tra 10/15 anni vedere che nel tempo, le cose che sono mancate a me, saranno le stesse che mancheranno alle mie piccole cugine.
A causa di ciò, tra due chiacchiere con i miei amici, le riflessioni di qualche notte insonne e il bruciore della rabbia di qualche cosa che pensandoci avrei potuto fare e non ho fatto, ho sviluppato una serie di pensieri che potrebbero passo dopo passo aiutare a sistemare i nostri problemi attraverso noi stessi.
Dovremmo sollecitare chi ci governa si, perché sicuramente la responsabilità di quello che c’è o non c’è nel posto in cui vivo non è colpa mia, adolescente, o di mia sorella, di appena 12 anni. Se però è vero che non possiamo aspettare che qualcuno cambi le cose al posto nostro, c’è un vecchio detto che dice che chi semina raccoglie, e aggiungo io, chi raccoglie, dovrebbe anche condividere.
Attraverso le esperienze che facciamo, gli studi che percorriamo all’estero, i libri che leggiamo, le cose che abbiamo imparato da amici, parenti, che vivono lontani da noi, grazie a Prime Minister, scuola di politica per giovani donne che scommette su noi giovane ragazze dandoci la possibilità di ampliare le nostre conoscenze e affinare le nostre skills, attraverso i nostri viaggi e le nostre passioni, sviluppiamo competenze che non dovremmo chiudere in un cassetto ma piuttosto dovrebbero servirci a darci delle responsabilità, una in particolare, quella di insegnare agli altri quello che abbiamo imparato.
Senza arroganza o superbia, e senza nessun atteggiamento di superiorità, se io (esempio) che studio un anno fuori, e avverto la notevole differenza tra i parchi pubblici del mio paese e quelli del paese estero in cui ho studiato, potrei spiegare agli stessi bambini, che purtroppo magari non hanno ricevuto la giusta educazione o che non hanno modo di divertirsi e forse sono anche un po’ arrabbiati, che prendersi cura dell’ambiente, e dei posti che ci vengono messi a disposizione, porta prima di tutto un grande beneficio a loro stessi.
Così come con l’arte dello sport, della musica, la conoscenza delle lingue, e potrei continuare infinitamente. Penso che ognuno di noi, abbia molto da dare, penso che, come società, dobbiamo ancora crescere molto, ma da una crescita personale può nascere anche di più. Penso che attraverso il rispetto, per primo, e l’amore che diamo al posto che dalla nostra nascita ci ha accolti, abbiamo la possibilità di diventare cittadini migliori e di rendere a sua volta, anche il posto in cui viviamo, migliore.